L’Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell’Unione Europea (Agenzia Frontex) ha pubblicato il suo annuale rapporto “Risk Analysis 2011”.
Il rapporto sottolinea come il numero di persone intercettate mentre tentavano di attraversare irregolarmente una frontiera terrestre o marittima nel corso del 2010 sia rimasto pressoché identico rispetto al 2009: 104.049.
In particolare, la migrazione irregolare attraverso le rotte del Mediterraneo occidentale continua a calare, mentre al confine fra Turchia e Grecia si è registrato un forte aumento degli intercettamenti, soprattutto di cittadini di Albania, Afghanistan, Algeria, Somalia. A seguito di questo incremento, nel novembre 2010 è stato per la prima volta dispiegato un team RABIT (Rapid Border Intervention Team), composto da 191 ufficiali di tutti gli Stati membri e Stati associati a Schengen.
Quanto ai rifiuti di ingresso alla frontiera, il totale – in leggero calo rispetto al 2009 – è stato di 108.500. Il maggior numero di ingressi rifiutati si è verificato nei confronti di cittadini ucraini, soprattutto alla frontiera tra Polonia e Ucraina che è “uno dei più affollati confini esterni dell’Unione”. I cittadini serbi sono al secondo posto fra le nazionalità cui è stato rifiutato l’ingresso, in seguito all’eliminazione dell’obbligo di visto nei confronti dei cittadini dei Paesi del Balcani occidentali. I brasiliani sono invece i più frequentemente respinti ai confini aeroportuali, soprattutto all’aeroporto di Madrid Barajas.
Il rapporto avverte poi dei possibili cambiamenti tra 2011 e 2012 (con il possibile ingresso, non prima dell’autunno 2011, di Romania e Bulgaria nell’area Schengen e, non prima di metà 2012, della Croazia nell’UE), passa in rassegna i principali fattori economici, giuridici, geopolitici che sono attualmente alla base delle migrazioni irregolari verso l’UE e fornisce un ampio allegato statistico.
Il rapporto è rilevante ai fini della protezione internazionale, in quanto dalle statistiche si evince come buona parte dei “migranti irregolari” intercettati mentre cercano di entrare nel territorio UE provengano da Paesi di origine di molti richiedenti protezione internazionale in Europa (soprattutto Afghanistan, Somalia, Iraq). Questo parallelismo non viene tuttavia evidenziato nel rapporto, dove invece il numero delle domande di asilo compare fra i sei “indicatori chiave” dell’immigrazione irregolare e grande rilevanza è data al c.d. abuso della richiesta di protezione internazionale, soprattutto da parte dei cittadini di Serbia e (in misura inferiore) Macedonia a seguito della liberalizzazione dei visti nei loro confronti.