Pubblicato il rapporto del Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Thomas Hammarberg, a seguito della sua visita in Italia del 26 e 27 maggio scorsi.
Il report, basato su incontri avuti con rappresentanti delle istituzioni e della società civile italiana, si concentra su due aspetti:
1) protezione dei diritti umani di Rom e Sinti;
2) protezione dei diritti umani dei migranti, inclusi i richiedenti asilo.
Il rapporto è interessante e vale la pena leggerlo fino in fondo (risposta del Governo italiano compresa).
Qui ci limiteremo a riportare alcuni punti con riferimento al tema dell’asilo.
Dopo aver riaffermato la necessità di una più forte solidarietà a livello europeo, il Commissario sottolinea come l’Italia debba comunque rispettare i propri obblighi internazionali in materia di diritti umani, una responsabilità che, nell’opinione del Commissario, non è stata pienamente adempiuta (§ 46).
Il rapporto tocca tre temi:
Le operazioni in mare:
- Le autorità italiane hanno contribuito a salvare molte vite di migranti che tentavano di raggiungere l’Europa. Tuttavia, circa 1.500 persone sono morte da gennaio 2011 nel tentativo di attraversare il Mediterraneo e in certi casi le responsabilità devono ancora essere accertate. Il Commissario ricorda che il salvataggio di persone in pericolo in mare ha la precedenza su ogni altra considerazione. Esplicito il riferimento alle ripetute dispute fra Italia e Malta su chi debba intervenire.
- Il Commissario ricorda che quando uno Stato esercita “controllo effettivo” su persone salvate o intercettate in mare (incluso in acque internazionali), ha l’obbligo di assicurare l’accesso alla procedura di asilo e di astenersi dal rinviare le persone verso Paesi dove sono a rischio di persecuzione o trattamento contrario all’art. 2 o all’art. 3 CEDU. Il riferimento principale è ai casi di “respingimento” verso la Libia avvenuti a partire dal maggio 2009 – c’è un caso (Hirsi e altri c. Italia) tuttora pendente davanti alla Grande Camera della Corte europea dei diritti dell’uomo. Tuttavia il Commissario nota anche come l’Italia abbia concluso con il Consiglio Nazionale di Transizione libico un memorandun d’intesa che prevede anche il rimpatrio di immigrati in posizione irregolare.
– Accoglienza dei migranti, inclusi i richiedenti asilo:
- Alcuni centri all’interno dei quali sono ospitati i richiedenti asilo, a seguito dei recenti arrivi dal Nord Africa, non soddisfano gli standard minimi, soprattutto con riferimento al sostegno legale e all’assistenza psico-sociale. Vi è poi una mancanza di chiarezza riguardo alla natura giuridica di alcuni centri utilizzati.
- Le autorità italiane dovrebbero prendere in considerazione un aumento dei posti di accoglienza nel sistema SPRAR e assicurare una migliore divisione dei compiti fra i progetti SPRAR e il sistema dei CARA
– Integrazione dei beneficiari di protezione internazionale:
- Benché sulla carta essi siano titolari, su un livello di parità con i cittadini italiani, di quei diritti sociali ed economici indispensabili per l’integrazione, nella pratica la mancanza di reti familiari o sociali e i difetti nella normativa e nelle prassi amministrative costituiscono “ostacoli insormontabili” alla loro autonomia.
- La capacità dello SPRAR di offrire servizi ai titolari di protezione internazionale andrebbe “considerevolmente rafforzata”, con un maggior coinvolgimento delle Regioni e dei Comuni dove i progetti possono essere più efficaci e sostenibili
Abbiamo trovato la risposta del Governo italiano piuttosto faticosa da leggere e, ciò che più conta, un pò nebbiosa e dispersiva rispetto alle osservazioni, puntuali, del Commissario Hammarberg.
Mentre certi aspetti non secondari, come quelli relativi alle operazioni in mare, non trovano risposta (si aspetta la Corte di Strasburgo?), altri ne trovano una piuttosto evasiva. Come ad esempio quando, alla precisa richiesta di aumentare la capienza dello SPRAR, il Governo italiano risponde dicendo che i posti SPRAR sono aumentati dai 1.500 del 2005 ai 3.000 attuali…
Vai al rapporto del Commissario Hammarberg (en)
Vai ai Comunicati della Corte europea dei diritti dell’uomo sul caso Hirsi e altri c. Italia