Come sa chi legge abitualmente il nostro blog, alcune settimane fa lanciavamo un’iniziativa dedicata al fenomeno degli abbandoni dell’Italia da parte di persone richiedenti o titolari di protezione internazionale. Lo facevamo spinti dalla consapevolezza che si tratta di un fenomeno in crescita e ancora poco studiato, benché ultimamente abbia trovato spazio anche sui mass media e sia stato fonte di polemiche, in particolare tra il governo italiano e quello tedesco


Quello che è certo, al netto delle polemiche, è che si tratta di un tema di importanza crescente. 
Infatti, oltre a chiamare in causa direttamente le politiche sull’asilo italiane (che ovviamente devono fare i conti con i loro risultati, pur in un periodo indiscutibilmente difficile), affrontare il fenomeno dell’abbandono dell’Italia da parte di richiedenti e titolari di protezione internazionale ci permette di discutere di almeno altri due temi decisivi. Stiamo parlando:
1) del sistema Dublino, che sottrae agli individui la possibilità di scegliere in quale Paese europeo fare esaminare la propria domanda di asilo (per chi se la fosse persa, segnaliamo la nostra nuovissima Guida al Regolamento Dublino III
2) del tema, enorme, della circolazione dei titolari di protezione internazionale nell’area Schengen alla ricerca di opportunità lavorative. Circolazione che, allo stato attuale, è molto limitata.

L’iniziativa che abbiamo avviato – e che abbiamo chiamato, prendendo a prestito un’espressione molto usata a livello europeo, “La lotteria dell’asilo” – è finalizzata a stimolare, a partire dai contributi degli operatori italiani del settore, una riflessione su questi temi che coinvolga anche chi lavora in altri Paesi. Rimandiamo alla pagina “Asylum Lottery” per una descrizione più ampia del progetto.  
Le prime riflessioni sul tema le abbiamo ricevute da operatori del progetto SPRAR di Bologna e da operatori del progetto SPRAR di Ravenna (per informazioni sullo SPRAR-Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati, si veda il sito www.serviziocentrale.it).

Oggi pubblichiamo invece il contributo che ci è stato inviato dal progetto SPRAR di Ferrara. Nel ringraziare molto gli autori, ricordiamo che l’invito a partecipare (anche solo con domande e riflessioni, non per forza da rendere pubbliche) è aperto a tutti. Naturalmente, vi terremo aggiornati sui prossimi sviluppi.
Buona lettura!




“La Cooperativa Sociale Camelot – Officine Cooperative – gestisce sul territorio di Ferrara e provincia 6 strutture afferenti alle rete SPRAR per un totale di 48 posti a disposizione (anche alla luce del recente ampliamento realizzato nel mese di Maggio 2013).
Dai primi mesi del 2012 ha iniziato a verificarsi un prevedibile fenomeno di aumento delle richieste di informazione da parte dei titolari di protezione internazionale rivolte allo staff legale della Cooperativa Camelot rispetto alla possibilità di lasciare il territorio italiano al fine di intraprendere nuovi viaggi verso altre mete europee. La maggioranza delle richieste è rivolta ai Paesi scandinavi, alla Germania e all’Olanda, Paesi nei quali si ritiene che le possibilità di inserimento lavorativo e di conseguenza economico siano maggiori rispetto a quelle dell’ Italia.
I titolari di protezione internazionale, nonostante i grandi sforzi messi in campo al fine di garantire loro percorsi d’ integrazione socio-lavorativa che si adattino nel miglior modo possibile alle loro singole  esigenze, risultano di fatto essere largamente coinvolti in questo lungo periodo di recessione: i contratti di lavoro diventano dei miraggi, le aziende non garantiscono impegni duraturi nei confronti dei lavoratori e  la possibilità di ricostruirsi una vita in Italia risulta un’impresa sempre più proibitiva.

Questa situazione di giustificata e assoluta difficoltà sta portando queste persone ad un costante interesse e ad una continua ricerca di opportunità lavorative non verso altre parti d’Italia bensì verso altri Paesi europei, nonostante tutti gli ostacoli che consapevolmente incontreranno, ostacoli dovuti anche ad una legislazione europea che predilige il principio per il quale “ogni Stato si tiene i suoi rifugiati” .
Per questo motivo accade per esempio che un cittadino iraniano rifugiato, accolto nel progetto SPRAR specifico per portatori di disagio mentale, decida di partire con poco preavviso e non programmando concretamente le modalità di viaggio verso la Norvegia; accade che alla fine del 2012 un elevato numero di stranieri accolti a Ferrara a seguito dei noti scontri in Libia abbiano come unica possibilità quella di cercare fortuna in altre località e, dopo mesi e mesi trascorsi nel limbo chiamato “Emergenza Nord Africa”, con le connesse assurde procedure a cui hanno dovuto sottostare, decidano di fuggire dall’Italia e di cercare rifugio ed opportunità in altri Paesi europei, pur nella consapevolezza che questa scelta fosse molto complicata. 

Quello appena descritto, che si può definire l’ennesimo “viaggio della speranza” che queste persone hanno deciso di affrontare, è addirittura finito su tutte le prime pagine dei quotidiani nazionali, dove l’ Italia viene accusata dalla Germania di aver finanziato e sollecitato i trasferimenti di questi stranieri dal nostro Paese, in particolare verso il territorio tedesco dove, una volta trascorsi i 3 mesi garantiti  dalle regole di Schengen, non potrebbero più rimanere. In sintesi, persone in fuga dalla Libia e accolte in Italia dove, a seguito di stravaganti procedure amministrative e bizzarri centri di “accoglienza”, si vedono consegnare un permesso di soggiorno, un titolo di viaggio, una somma di denaro e la “sollecitazione” a lasciare l’Italia per territori economicamente più solidi come la Germania. Dove comunque non potrebbero rimanere per più di tre mesi. 

Tutto questo accade mentre scade il termine concesso agli Stati membri per il recepimento  della direttiva 51 dell’11 Maggio 2011 che stabilisce l’estensione di applicazione ai beneficiari di protezione internazionale della normativa relativa allo status dei cittadini di paesi terzi che siano soggiornanti di lungo periodo: finalmente anche i titolari di permesso di soggiorno per asilo o protezione sussidiaria vedono loro garantito il diritto ad ottenere il permesso di soggiorno  per soggiornanti di lungo periodo e il conseguente diritto ad una maggiore mobilità intra-europea che possa agevolarne i percorsi di integrazione su tutto il territorio dell’area Schengen. 
E se nella Direttiva si dice che “promuovere la coesione economica e sociale è un obiettivo dell’Unione Europea”, ci si potrebbe chiedere perché fino al Maggio 2011, in relazione alla popolazione rifugiata – segregata nei confini nazionali degli Stati membri – questo obiettivo era rimasto in secondo piano.

credit: Alberto Campi


La direttiva stabilisce il 20 Maggio 2013 quale termine per gli Stati membri per recepire le disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative necessarie per conformarsi alla direttiva stessa, ma in Italia il termine per il recepimento non è stato rispettato.
Una lunga ed inspiegabile attesa, mentre le richieste di informazioni ai legali del progetto SPRAR e le partenze improvvise aumentano. I più fortunati partono regolarmente con la consapevolezza di intraprendere un viaggio di andata e ritorno. I meno fortunati cadono nella rete dei cosiddetti intermediari che gestiscono i viaggi dall’Africa all’Italia e poi dall’Italia verso altri Stati europei: proprio a Ferrara, nel Gennaio 2013, tramite l’operazione coordinata dalla Dda di Catania denominata “Boarding Pass”, è stato arrestato uno dei principali intermediari che gestivano questi viaggi di speranza non solo dall’Africa all’Italia ma anche dall’Italia al nord Europa, in particolare Olanda e Norvegia. 

Tante sono le vittime di questi raggiri che, ignari del Regolamento Dublino e degli altri limiti imposti dalle norme europee e non solo, sono costretti a pagare ingenti somme di denaro al fine di poter ottenere, tramite un documento contraffatto o un passaporto scambiato, la possibilità di andarsene dall’Italia, paese di riconoscimento della protezione internazionale, per cercare fortuna e lavoro in altre realtà.

In conclusione, riteniamo che il tema della mobilità dei titolari di protezione internazionale all’interno dei confini europei sia da ritenersi di assoluta urgenza ed importanza, anche visto il notevole aumento di richieste di informazione. Per questo motivo ringraziamo l’associazione Asilo in Europa per aver sollevato il tema.
Esponenti dell’attuale Governo italiano dichiarano che chiederanno all’Unione Europea una veloce revisione del Regolamento Dublino (tra l’altro già revisionato da poco) in modo da alleviare la pressione dei richiedenti asilo su Lampedusa ed evitare che l’intero flusso migratorio proveniente dall’Africa debba essere sopportato dalla sola Italia; a nostro parere sarebbe interessante iniziare a trovare soluzioni concrete rispetto alle esigenze dei titolari di protezione internazionale in Italia (vedi recepimento direttiva 51/2011), anziché cercare solamente di arginare l’emergenza sbarchi, o l’emergenza profughi o l’emergenza invasione…”

Francesco Camisotti  – operatore SPRAR di Ferrara


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