Da un po’ di tempo ci stiamo occupando del fenomeno dell’abbandono dell’Italia da parte di persone richiedenti o titolari di protezione internazionale. Si tratta di un fenomeno dalle dimensioni ormai molto ampie, visibile non più solo agli occhi degli operatori del settore, ma ormai anche a quelli dei principali mezzi di comunicazione e dunque di un pubblico più vasto.
Ce ne stiamo occupando partendo dalle esperienze di chi può aiutarci a capirne di più e, ovviamente, da un punto di vista europeo. Senza limitarci alla – ovvia, per quanto incompleta – considerazione che è la crisi economica a causare questi movimenti ma cercando di approfondirne le ragioni e di verificare cosa succede una volta che le persone si trovano in altri Paesi, dopo aver attraversato (se ci riescono) quei confini interni all’area Schengen dove i controlli sono tutt’altro che assenti e dove i respingimenti sono ormai all’ordine del giorno. La situazione si è infatti ulteriormente aggravata in queste settimane, con il caso di numerose persone che hanno rifiutato di farsi prendere le impronte digitali in Italia, nel tentativo di abbandonare subito il Paese.
Questo della “fuga dall’Italia” è un tema complesso, che comprende casi molto diversi tra loro: chi vuole raggiungere familiari in altri Paesi, chi cerca migliori prospettive di lavoro, chi se ne va subito, chi parte solo dopo la fine infruttuosa di un percorso di inserimento, chi viene rinviato o respinto in Italia e chi rientra volontariamente,…
Ciò che ci sembra unire questi casi è la necessità, per tutti, di avere più informazioni: sia sulle motivazioni e le modalità di questi abbandoni sia sulle regole che, a livello europeo e nei vari Paesi, disciplinano – in termini molto restrittivi a quanto pare – la circolazione di queste persone. Tenendo sempre in mente che lo status giuridico ha ovviamente un’importanza primaria e dunque occorre sempre distinguere chi ha già ottenuto una protezione da chi è ancora in fase di richiesta e da chi la procedura di asilo non l’ha nemmeno avviata.
E senza dimenticare che, pur partendo dal caso italiano, il grosso tema di cui stiamo parlando è quello della mobilità all’interno dell’Unione europea (e dunque all’interno di quello che aspira ad essere uno spazio comune di protezione, un sistema europeo comune di asilo) delle persone titolari di protezione internazionale.
Con la nostra iniziativa Asylum Lottery, abbiamo quindi raccolto alcuni contributi che ci sono giunti negli scorsi mesi da operatori italiani, in particolare da operatori di progetti SPRAR che ci hanno descritto le loro esperienze sul tema. Ed è sempre all’interno di questa iniziativa che oggi vi proponiamo invece un’intervista realizzata proprio ad un rifugiato che ha deciso di raccontarci la sua storia di “fuga dall’Italia” e la sua non facile esperienza in Francia.
Vedi tutti gli interventi della nostra rubrica Asylum Lottery