Riprendiamo la pubblicazione della nostra scheda sul funzionamento del sistema di asilo polacco. Oggi ci occupiamo della fase eventuale del ricorso contro la decisione presa in prima istanza dall’Ufficio stranieri del Ministero dell’Interno (V. parte 4 – Esame della domanda).
E’ una puntata interessante, in quanto il ricorso in Polonia è possibile, in fatto, soltanto davanti a un altro organo amministrativo. La fase giurisdizionale si può aprire soltanto dopo questo secondo passaggio amministrativo e soltanto su elementi di diritto.

Buona lettura!





POLONIA
5. RICORSO CONTRO LA DECISIONE NEGATIVA 
SULLA DOMANDA DI ASILO

                                                                                           
In caso di decisione che non riconosce lo status di rifugiato in prima istanza, è possibile presentare un ricorso, che ha natura amministrativa e non giurisdizionale.
Il ricorso deve essere presentato al “Consiglio per i Rifugiati” (Rada do Spraw Uchodźców), entro un termine di 14 giorni dalla ricezione della decisione negativa.                                                                         
   
Il ricorso può essere presentato personalmente all’Ufficio Stranieri o anche tramite posta raccomandata; in tal caso il ricorso si intende presentato nel giorno di invio della raccomandata.

Il Consiglio per i Rifugiati è un organo amministrativo che funziona come autorità di seconda istanza nella procedura per la domanda di asilo: è composto da 12 membri ed opera con il supporto di 6 impiegati. 
I membri del Consiglio per i Rifugiati sono nominati dal Primo Ministro, per un incarico di 5 anni e sono scelti tra persone con una riconosciuta conoscenza e/o esperienza pratica nelle tematiche relative al diritto dei rifugiati.

Se la domanda era stata esaminata in prima istanza attraverso la procedura ordinaria (V. parte 4 – Esame della domanda), la decisione sul ricorso viene presa da 3 membri del Consiglio per i Rifugiati, mentre se in prima istanza era stata esaminata attraverso la procedura prioritaria, il ricorso sarà deciso da un solo membro del Consiglio.

Il ricorso si svolge attraverso una nuova valutazione dei fatti. C’è anche la possibilità di intervistare nuovamente il richiedente, ma nella pratica i colloqui non sono svolti molto frequentemente. 
In base al “Codice Amministrativo di Procedura” (Ustawa z dnia 14 czerwca 1960 r. Kodeks Postępowania Administracyjnego) che regolamenta la procedura in fase di ricorso, il limite stabilito dalla legge per assumere una decisione è di 1 mese (5 giorni in caso di procedura prioritaria). 
In media, il Consiglio per i Rifugiati dice di impiegare 35 giorni per prendere la decisione, anche se, in base ad un’analisi condotta dall’Ufficio Immigrazione nel 2012 sul 10% dei ricorsi davanti al Consiglio per i Rifugiati, la durata media è risultata di 3 mesi.

La presentazione del ricorso sospende la decisione negativa e il richiedente asilo ha dunque ancora diritto a ricevere l’assistenza sociale e la TZTC (il permesso di soggiorno polacco, V. parte 2 – Avvio della procedura).


I possibili esiti

Il Consiglio per i Rifugiati può:

  • Confermare la decisione emessa in prima istanza: la decisione dell’Ufficio Stranieri rimarrà in vigore.
  • Annullare la decisione in prima istanza, invitando l’Ufficio Stranieri a pronunciarsi di nuovo sul caso (il Consiglio per i Rifugiati non ritiene vi siano elementi per assumere autonomamente una decisione) 
  • Annullare la decisione in prima istanza procedendo autonomamente al riconoscimento di una protezione.

Le decisioni del Consiglio, così come gli eventuali colloqui, non sono rese pubbliche.
Nella maggioranza dei casi la decisione emessa dall’Ufficio Stranieri in prima istanza viene confermata: secondo i dati forniti dal Consiglio per i rifugiati, nel 2012, su un totale di 795 decisioni, 656 hanno confermato quanto deciso in prima istanza.

Se la decisione assunta dal Consiglio dei Rifugiati conferma la decisione negativa emessa in prima istanza, contestualmente viene emesso anche un provvedimento di espulsione. 
L’interessato ha 30 giorni di tempo per lasciare il Paese o decidere di ricorrere alla Corte Amministrativa di Voivodato (Vedi sotto), cui domandare anche la sospensione dell’espulsione.


Fase giurisdizionale

E’ possibile ricorrere contro la decisione del Consiglio, aprendo così la fase giurisdizionale, ma soltanto per elementi di tipo formale.

In tal caso, è previsto il pagamento di una tassa (intorno ai 300 PLN – circa 72 euro) anche se il ricorrente può richiedere un’esenzione parziale o totale dal pagamento, provando di non avere il denaro necessario. 
Il ricorrente deve presentare un’impugnazione alla “Corte Amministrativa di Voivodato” che si trova a Varsavia (“Wojewódzki Sąd Administracyjny w Warszawie”) entro 30 giorni dalla data di ricezione della decisione del Consiglio dei Rifugiati.
Il ricorso, come si anticipava sopra, non ha effetto sospensivo sulla decisione amministrativa, anche se il ricorrente può domandare ed ottenere dalla corte la sospensione della decisione per tutta la durata del procedimento.
La corte stabilirà data e luogo dell’udienza e notificherà al ricorrente un avviso per renderne obbligatoria o meno la presenza. E’ possibile anche la presenza di un interprete, previa richiesta del richiedente asilo.
La Corte non ha il potere di concedere la protezione, ma può ordinare una riconsiderazione del caso da parte delle autorità che hanno precedentemente deciso.
Nel caso in cui la Corte rigetti il ricorso, il ricorrente o il suo legale possono richiedere il verdetto e la giustificazione scritta della decisione.

Nei successivi 30 giorni il richiedente può presentare un reclamo finale alla “Suprema Corte Amministrativa” (Naczelny Sąd Administracyjny – “NSA”).
La NSA può accogliere il reclamo: la domanda di asilo sarà in tal caso riconsiderata dall’autorità competente in prima istanza. In caso contrario, il verdetto è confermato e la decisione non è più impugnabile.



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