Oggi ci occupiamo del consueto rapporto trimestrale “Risk Analysis” dell’Agenzia Frontex e, in particolare, del rapporto relativo al periodo Luglio-Settembre 2013, recentemente pubblicato sul sito dell’Agenzia.
I punti principali che emergono dal rapporto sono i seguenti:
- in totale è stato rilevato che 42.618 migranti sono stati intercettati mentre attraversavano in maniera irregolare le frontiere degli Stati membri, quasi il doppio rispetto allo stesso intervallo di tempo del 2012. Il rapporto sottolinea come il numero di intercettazioni alle frontiere marittime sia stato superiore anche a quanto registrato durante l’apice della Primavera Araba nel 2011;
- tale aumento è stato in gran parte dovuto ad intercettazioni di Siriani, che hanno costituito la nazionalità maggiormente rilevata (più di 6.000 persone) e di Eritrei (circa 6.000): tali intercettazioni sono state effettuate soprattutto alla frontiera marittima italiana (non soltanto siciliana, ma anche calabrese e pugliese), portando, tuttavia, queste due nazionalità ai primi posti anche a livello europeo. Degni di nota, sebbene in misura minore, sono stati anche gli intercettamenti di Somali (2.700), Nigeriani (1.800) ed Egiziani (1.000); mentre i primi (Somali e Nigeriani) si sono spostati tramite imbarcazioni provenienti dalla Libia, i secondi sono partiti direttamente dall’Egitto.
Questi gli altri punti importanti del rapporto, quanto agli ingressi irregolari:
- dopo la Sicilia e Lampedusa, si segnala la zona di confine dell’Ungheria con la Serbia, dove le intercettazioni sono quasi raddoppiate rispetto ad un anno fa, sebbene in calo del 50% rispetto al trimestre precedente;
- in Grecia il numero totale di rilevamenti è rimasto stabile tra il secondo e il terzo trimestre 2013, ma ancora sufficientemente alto da classificare il Paese al secondo posto tra tutti gli Stati membri rispetto a questo indice. In particolare, al confine Grecia-Albania le intercettazioni di migranti privi dei documenti necessari per l’ingresso sono rimaste costanti rispetto all’anno precedente e il numero di persone di nazionalità albanese che si sono servite di documentazione irregolare per entrare in Grecia è diminuito. Tuttavia il numero di albanesi cui è stato rifiutato l’accesso al territorio o presenti irregolarmente in Grecia è andato via via crescendo in misura considerevole nel corso degli ultimi anni;
- in seguito al lancio dell’operazione greca “Aspida” nell’Agosto 2012, che ha comportato il dispiegamento di personale e attrezzatura nella regione di Evros al fine di frenare gli ingressi irregolare al confine, i flussi in questo settore di frontiera si sono ridotti in maniera significativa ma sono, al contempo, cresciuti nel Mare Egeo e al confine tra Bulgaria e Turchia;
- quest’ultimo è, di conseguenza, diventato uno dei cinque confini più attraversati, soprattutto da persone di nazionalità afgana, algerina e siriana, con un aumento del 600% paragonato allo stesso trimestre dell’anno precedente (la crescita più consistente a livello europeo). A tale proposto, il rapporto di Frontex sottolinea come a livello di Nazioni Unite si siano espresse non poche preoccupazioni rispetto alle misure recentemente adottate dal governo bulgaro al fine di limitare l’accesso al proprio territorio ai migranti. Misure che hanno visto il posizionamento di 1.500 ufficiali di polizia al confine e la pianificazione della costruzione di una barriera di 33 km. Durante il mese di gennaio 2014 sono stati intercettati soltanto 132 migranti, rispetto alle migliaia giunte in Bulgaria nei mesi precedenti;
- i Paesi dei Balcani occidentali e gli Stati UE ad essi confinanti hanno riportato più di 9.000 attraversamenti irregolari alle loro frontiere; più della metà di tali rilevamenti continuano ad essere legati a migranti (soprattutto Afgani, Pakistani, Siriani, Algerini, Somali ed Eritrei) che hanno fatto ingresso nei Paesi balcanici seguendo l’itinerario che parte dalla Turchia o dalla Grecia;
- nel Mediterraneo centrale le migrazioni irregolari sono più che quadruplicate tra il secondo e il terzo trimestre 2013, con un totale di 22.000 persone intercettate;
- nel Mediterraneo occidentale sono stati più di 2.500 gli attraversamenti irregolari alle frontiere, in particolare nelle aree costiere della Spagna meridionale, così come alle zone di confine di Ceuta e Melilla;
- sulla rotta verso le isole Canarie, sono state registrate più di 100 intercettazioni, il livello più alto raggiunto in due anni;
- infine, alle frontiere europee di terra orientali (469 persone intercettate), si segnala che per la prima volta in un anno la nazionalità maggiormente rilevata è stata quella afgana (81), in particolare alla frontiera Slovacchia-Ucraina e, in misura minore, al confine Lituania-Bielorussia.
Richieste di asilo
Il numero di richieste di asilo nei Paesi dell’Unione europea continua a crescere in maniera importante. Per la seconda volta di fila infatti il numero di domande è stato il più alto mai raggiunto in un trimestre nell’UE, arrivando fino a 97.207. Il rapporto collega questo aumento in parte al conflitto siriano e in parte al cambiamento nella legislazione ungherese che ha migliorato il trattamento riservato ai richiedenti asilo
I Siriani hanno rappresentato la nazionalità che più di ogni altra ha fatto domanda di protezione internazionale in questo trimestre, con 13.963 istanze. Più di due terzi di tali richieste sono state depositate in Svezia, Germania e Bulgaria.
In conclusione, sottolineiamo come nel rapporto non viene segnalato, colpevolmente, che le nazionalità di origine delle persone intercettate indicano che la maggior parte di loro è in fuga da Paesi in conflitto o da persecuzioni di carattere individuale e, di conseguenza, si tratta di potenziali richiedenti protezione internazionale.
Riteniamo dunque, in particolare ove si presti attenzione al numero elevato di Siriani ed Eritrei giunti nel terzo trimestre del 2013 sulle coste del Mediterraneo centrale, che non sia realistico e accettabile continuare a considerare tutti i migranti privi di documentazione quali “irregolari”, senza porre il dovuto accento sulla elevata presenza, all’interno di questi “flussi misti” di persone che hanno in realtà diritto ad una protezione internazionale e non hanno attualmente alcun modo per entrare regolarmente nel territorio europeo al fine di far valere questo loro diritto.
Vai al rapporto di Frontex sul terzo trimestre del 2013