Riprendiamo oggi la nostra rubrica di approfondimento delle sentenze della Corte di Giustizia UE rilevanti in materia di asilo (per maggiori informazioni si veda questa pagina), pubblicando l’analisi della sentenza del 30 maggio 2013 nel caso Halaf (C-528/11).
Si tratta di una sentenza importante, che interpreta il Regolamento Dublino e, in particolare, la cosiddetta “clausola di sovranità“, ovvero la facoltà che ciascuno Stato membro ha di esaminare una domanda di protezione internazionale pur non essendo lo Stato membro competente ai sensi del Regolamento Dublino.


Foto: gentile concessione di Alberto Campi
Per informazioni visitate il suo blog


Nelle righe che seguono presentiamo un brevissimo riassunto della decisione, rimandando invece al nostro sito e, in particolare, alla pagina dedicata all’iniziativa di approfondimento delle sentenza della Corte di Giustizia, per scaricare la scheda completa di analisi della sentenza Halaf e delle altre schede di analisi pubblicate finora.



C-528/11 – Halaf, 30 maggio 2013

La sentenza in esame riguarda l’interpretazione dell’art. 3, par. 2 del Regolamento Dublino 2 (“clausola di sovranità” , attuale art. 17 par. 1 del Regolamento Dublino 3).

Secondo la Corte di Giustizia è sempre possibile che uno Stato membro che non è quello individuato come Stato competente in base ai criteri del Regolamento Dublino, esamini una domanda di asilo. La c.d. “clausola di sovranità” non è infatti sottoposta ad alcuna particolare condizione.

Inoltre, la Corte afferma che, in fase di determinazione dello Stato competente all’esame della domanda di protezione internazionale, non è obbligatorio (benché sempre possibile) chiedere il parere dell’UNHCR, quando risulta dagli atti di quest’ultimo che il paese individuato come Stato competente viola le norme dell’Unione sul diritto di asilo.