Nuova tesi per la nostra rubrica “Asylum Scholar” che raccoglie elaborati in materia di asilo e protezione internazionale. Oggi è la volta di Angelisa Corbo, con una tesi dal titolo “Il principio di non-refoulement nella giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo“.

Come sempre, nelle righe che seguono potrete trovare una breve introduzione scritta dalla stessa autrice e il link alla tesi completa. Siamo inoltre felici di comunicare che, a seguito della pubblicazione di un numero ormai rilevante di elaborati, stiamo procedendo a una riorganizzazione della pagina Asylum Scholar, al fine di rendere molto più agevole e immediata la lettura e la ricerca delle tesi di maggiore interesse per chi legge.
Vi aggiorneremo a breve. 
Per ora, buona lettura e continuate a inviarci i vostri elaborati!

Angelisa Corbo
Il principio di non-refoulement nella giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo


Nonostante il dovere di tutelare coloro che rischiano di subire gravi violazioni dei diritti umani sembri un’idea ampiamente condivisa dalla comunità internazionale, il sistema di protezione attuale appare sempre più vulnerabile. Gli Stati innalzano barriere ai loro confini e oltre di essi, così, per milioni di rifugiati, migranti forzati e per tutti i portatori di una fondata esigenza di tutela
internazionale, trovare protezione risulta sempre più difficile.
Se in passato la tutela dal refoulement si configurava come una prerogativa esclusiva dei rifugiati, riconosciuti tali ai sensi della Convenzione di Ginevra del 1951, esso presenta oggi una portata ben più ampia.
Le implicazioni che il rispetto di tale principio ha nell’ambito della tutela dei diritti umani dello straniero sono evidenti.
Tuttavia, sulla sua affermazione concreta pesano inevitabilmente le attuali congiunture globali e le azioni più o meno lecite intraprese dagli Stati.
Il presente studio analizza il sistema di protezione par ricochet scaturito dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali del 1950, derivante da quell’insieme di obblighi di non respingimento incombenti sugli Stati in virtù dei loro doveri di tutela dei diritti umani.
Trattandosi di un concetto strettamente legato allo sviluppo della materia, favorito dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, il suo esame non può che essere incentrato su una attenta analisi della giurisprudenza pertinente, riguardante in larga misura l’applicazione dell’art.3 CEDU.

La prima parte dell’elaborato è dedicata alla tutela dal refoulement derivante dall’art.3 CEDU, con particolare attenzione al carattere assoluto di tale divieto. In questo contesto, si analizzano sia i trattamenti vietati, tenendo in considerazione la nozione di soglia minima e la relatività delle
definizioni, sia le violazioni potenziali, alla luce dei concetti di rischio personale e generalizzato.
Nella seconda parte dello scritto si affrontano i temi della giurisdizione e degli effetti extraterritoriali, al fine di fornire un quadro giuridico applicabile ai frequenti casi di respingimento in alto mare.
L’analisi, infine, si sofferma sulle sentenze relative ai noti casi Hirsi Jamaa e altri c. Italia, MSS c. Belgio e Grecia e sui recenti sviluppi della giurisprudenza relativamente ai casi Tharakel, Sharifi e A.M.E.


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