Nelle scorse settimane avevamo avviato (con questo post) una nuova iniziativa, intitolata “Asylum Lottery“, dedicata agli abbandoni dell’Italia da parte di richiedenti e titolari di protezione.
L’iniziativa è tesa a contribuire pubblicamente ad una riflessione già in corso tra gli operatori del settore su un fenomeno in deciso aumento e che, recentemente, è stato causa di polemiche con altri Paesi e di conseguenza oggetto di interesse anche da parte di media nazionali ed esteri. Si veda, solo a titolo di esempio, due articoli qui (IT) e qui (EN).

Peraltro, ed è forse questo l’aspetto più indicativo delle dimensioni che sta assumendo il fenomeno, ad abbandonare l’Italia non sono più solo persone del tutto prive di accoglienza – o comunque inserite in percorsi più o meno improvvisati – ma anche, sempre più, beneficiari di progetti SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati). E se certo questo non significa mettere in dubbio la bontà dell’impostazione alla base dello SPRAR, né l’elevata professionalità di chi vi lavora con capacità e passione, tuttavia non è possibile ignorare questo dato di fatto. Anzi, è proprio l’elevato grado di sensibilità e attenzione delle persone che lavorano in diversi progetti SPRAR con cui siamo in contatto che ci ha convinto della necessità di trovare uno spazio dove collocare queste riflessioni ed esperienze.

Come si può leggere nel post che presenta questa iniziativa (e al quale ovviamente rimandiamo), l’obiettivo che ci poniamo è quello di raccogliere alcune di queste esperienze dall’Italia e sottoporle a operatori di altri Paesi, per ricevere riscontri e avviare una riflessione di respiro europeo

Una riflessione che, ovviamente, terrà conto sia delle regole esistenti (e piuttosto rigide in materia di circolazione, nonostante la Direttiva 2011/51/UE sull’estensione anche ai beneficiari di protezione internazionale dello status di soggiornante di lungo periodo dopo 5 anni) sia dell’attuale situazione di grave crisi economica che stanno attraversando l’Italia e altri Paesi europei e delle diverse prospettive (economiche, sociali,..) che ci si trova di fronte a seconda dello Stato in cui ci si trova.

Oggi pubblichiamo il secondo contributo che abbiamo ricevuto. Dopo gli operatori dello SPRAR di Bologna, infatti, anche da Ravenna ci hanno inviato una riflessione molto interessante sul tema dell’abbandono. La condividiamo con piacere, ringraziando molto gli autori e chi vi ha contribuito
Ribadiamo che l’invito a partecipare con una propria esperienza è aperto a tutti (non solo operatori SPRAR) e vi auguriamo buona lettura!






L’iniziativa promossa da Asilo in Europa è di fondamentale importanza perché affronta un problema che è sempre più evidente a chi opera nel settore dell’asilo, ma che rimane ancora per la gran parte inesplorato e poco analizzato. 
Così come evidenziato a livello nazionale dal Rapporto annuale Sprar, anche nel progetto di Ravenna abbiamo assistito in tempi recenti ad un aumento delle fuoriuscite per abbandono che hanno toccato addirittura quota 8 nel solo 2012. Tra il gennaio 2011 ed il maggio 2013 gli abbandoni sono stati in totale 10 su un numero complessivo di 59 fuoriuscite, vale a dire quasi il 17%
In almeno due casi di abbandono, gli operatori possono ipotizzare quasi con certezza una “fuga” verso i paesi dell’Europa settentrionale; mentre per quanto riguarda gli altri 8 casi non vi sono indizi certi ma è facile immaginare il trasferimento all’estero per gran parte di loro. 
Queste le caratteristiche dei 10 beneficiari di cui si parla: in prevalenza di sesso maschile (9), per la gran parte già uditi da una Commissione Territoriale (3 invece hanno abbandonato prima dell’audizione), in 6 casi su 10 l’abbandono è avvenuto poche settimane dopo l’ingresso nel progetto, mentre nei restanti 4 casi i beneficiari erano già stati all’interno del percorso per un buon numero di mesi.

Di pari passo con l’incremento delle fuoriuscite per abbandono, è andata la crescente richiesta da parte dei beneficiari di informazioni relative alle possibilità di muoversi oltre i confini italiani per trasferirsi e cercare lavoro all’estero, così come sempre più numerosi sono stati gli interrogativi riguardanti la possibilità per i titolari di protezione internazionale di richiedere il permesso di soggiorno CE per lungo soggiornanti
Trasferimento all’estero che in molti casi è poi avvenuto dopo l’uscita dal progetto: sono ben 14, infatti, i beneficiari che gli operatori sanno essersi trasferiti fuori dall’Italia poco dopo la conclusione del periodo di accoglienza. Alcuni di loro di tanto in tanto rientrano a Ravenna, più che altro per sbrigare faccende burocratiche o per svolgere piccoli lavori per i quali hanno mantenuto i contatti una volta partiti. 
E’ ipotizzabile tuttavia che il numero di coloro che si allontanano dall’Italia al termine del progetto di accoglienza sia molto più elevato, anche se su questo non esistono dati certi, visto che non con tutte le persone uscite è o è stato possibile mantenere contatti. Le destinazioni più quotate appaiono la Svezia, seguita dal Belgio, dalla Norvegia ed infine dall’Olanda

Lorenzo Vianelli (Sprar Ravenna)


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