credit: Alberto Campi


Il 17 giugno la Commissione europea ha pubblicato il suo rapporto annuale sull’immigrazione e l’asilo nell’UE
Si tratta del 4° rapporto di questo tipo, da quando il Consiglio europeo (nel 2008), all’interno del Patto europeo sull’immigrazione e asilo, ha invitato la Commissione a presentare ogni anno una relazione in materia, fondata in particolare sui contributi degli Stati membri e corredata eventualmente di proposte di raccomandazioni.

Peraltro, dall’anno scorso, la relazione della Commissione è affiancata – per quanto limitatamente al campo dell’asilo – dalla relazione annuale dell’EASO (Ufficio europeo di sostegno per l’asilo). L’Agenzia dell’UE competente in materia di asilo ha infatti proprio tra i suoi compiti istituzionali quello di relazionare annualmente sullo stato dell’asilo nell’Unione europea (art. 12 Regolamento EASO) e ci si potrebbe dunque anche interrogare sulla necessità di avere ben due rapporti annuali “sull’asilo” nell’UE, di carattere essenzialmente descrittivo, che peraltro si intrecciano con le relazioni annuali e quadrimestrali di Frontex ed Eurostat, finendo così per ripetere in diversi punti dati già noti.  

Ad ogni modo, il rapporto 2013 della Commissione – accompagnato da un articolato documento di lavoro dello staff – consiste in un breve elenco di alcuni dati, seguito da tre capitoli, dedicati rispettivamente all’immigrazione, all’asilo e alla risposta dell’UE alla pressione migratoria




1) I dati 

Nell’UE vivono quasi 21 milioni di cittadini dei Paesi terzi, pari al 4.1% della popolazione totale dell’Unione.
Le domande di protezione internazionale sono cresciute quasi del 10% rispetto al 2011, superando le 330.000. Siamo tuttavia ancora ben lontani dal picco del 2001 (425.000). Sui dati relativi all’asilo, non ci dilunghiamo oltre e rimandiamo al nostro precedente post sul rapporto di Eurostat sulle domande presentate nell’UE e i relativi esiti nel 2012.
In calo i dati relativi all’immigrazione irregolare, sia per quanto riguarda le persone respinte ai confini esterni (-8%) sia quanto alle persone scoperte sul territorio in condizione irregolare (-9%). Diminuiscono rispetto al 2011 anche i rimpatri (-4%).


2) Immigrazione
Il capitolo sull’immigrazione – intitolato “La migrazione, uno strumento per la crescita” – è largamente incentrato sul contributo delle persone immigrate e dei turisti stranieri all’economia dell’UE. Scelta comprensibile e considerazioni ampiamente condivisibili. 
Tuttavia, questo quadro “tranquillizzante” diventa decisamente più problematico nelle pagine successive, dove la relazione parla di una crescita dei fenomeni di violenza xenofoba ed elenca una serie di dati preoccupanti su: tasso di disoccupazione dei cittadini dei paesi terzi (21,3% rispetto alla media europea del 10,5%), rischio di povertà ed esclusione sociale (10 punti in più rispetto al resto della popolazione), rischio di abbandono scolastico per i giovani di origine straniera.  

La Commissione si sforza di ribadire come l’UE debba diventare più “attrattiva”, anche attraverso politiche di visti e dei controlli ai confini esterni che contribuiscano alla crescita. La relazione ricorda le proposte che la Commissione ha avanzato lo scorso febbraio, aventi ad oggetto l’istituzione di un “Sistema di ingressi/uscite” e di un “Programma per viaggiatori registrati”. Si tratta di due proposte di regolamenti finalizzati, l’uno, a monitorare – attraverso la registrazione elettronica delle date e dei luoghi di ingresso e di uscita di ogni cittadino di paese terzo – i soggiorni di breve durata nell’area Schengen e, l’altro, a rendere più rapidi gli attraversamenti delle frontiere esterne per i cittadini di paesi terzi che viaggiano di frequente (e sono stati sottoposti a un  controllo preliminare di sicurezza). Insomma, in materia di politica dei visti, l’obiettivo della Commissione è quello di passare gradualmente da un approccio incentrato sul Paese di origine a un approccio incentrato sulla persona.
Quindi, la Commissione si sofferma sulla prospettiva esternadunque sul c.d. “approccio globale” in materia di migrazioni e, in particolare, sul suo strumento principale, cioè gli Accordi di Mobilità che sono stati siglati con alcuni Stati terzi nel tentativo (molto ambizioso!) di “gestire” la migrazione regolare combattendo quella irregolare.


3) Protezione internazionale

Per quanto riguarda il capitolo che ci interessa più da vicino, il rapporto della Commissione dedica alcune righe alle modifiche agli strumenti del Sistema europeo comune di asilo, mettendone in luce (solamente) gli aspetti migliorativi. Nei prossimi giorni dedicheremo sicuramente alcuni approfondimenti alle nuove regole del “pacchetto asilo”, che sono state da poco pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale dell’UE.


La Commissione ricorda poi il bisogno di maggiore cooperazione pratica e solidarietà tra gli Stati membri (si veda su questo i nostri precedenti post sulla Comunicazione della Commissione sulla solidarietà e sulla risoluzione del Parlamento europeo dell’11 settembre 2012) e sottolinea il ruolo dell’EASO come agenzia di sostegno alla cooperazione fra gli Stati, ma anche come partner strategico nell’implementazione della nuova normativa UE. Nel rapporto si legge inoltre che, sempre più, l’EASO funziona anche come fonte di informazioni, al fine di avviare azioni preventive e affrontare problemi specifici prima che si trasformino in vere e proprie emergenze. Si annuncia inoltre che ci sarà una prima valutazione dell’EASO entro la fine dell’anno.

Nel corso del 2012, sono state diverse le forme di sostegno fornito alla Grecia per migliorare il suo sistema di asilo. Tra queste, l’invio di squadre di supporto dell’EASO e quasi 20 milioni di euro di finanziamenti attraverso il Fondo Europeo per i Rifugiati. Pur sottolineando alcuni risultati positivi, come l’adozione di misure per ridurre l’arretrato di domande da esaminare, il rapporto ribadisce tuttavia che esistono ancora numerosi problemi soprattutto in materia di rispetto dei diritti umani nei centri di detenzione, accesso alla procedura e mancanza di centri di accoglienza, facendo riferimento anche all’importante sentenza della Corte di Giustizia nel caso N.S., M.E. e altri (V. su questo il nostro post sulla sentenza della Corte).

Per quanto riguarda la situazione in Siria, la Commissione evidenzia come la stragrande maggioranza delle persone scappate da quel conflitto si trovi nei Paesi limitrofi (Giordania, Libano, Turchia e Iraq) mentre sono circa 23.700 i siriani che, nel 2012, hanno chiesto asilo nell’UE, di cui due terzi in Germania e Svezia. Nonostante i numeri non siano ancora elevati, la Commissione sottolinea la necessità di una maggiore preparazione, a causa dell’imprevedibilità degli sviluppi.

La ricollocazione interna all’UE di beneficiari di protezione internazionale, cioè una misura di solidarietà concreta verso gli Stati membri maggiormente coinvolti dagli arrivi di richiedenti asilo in rapporto alla propria capacità di assorbimento (come Malta), continua ad incontrare delle difficoltà. Infatti, nonostante l’estensione del progetto EUREMA fino alla fine del 2013, gli Stati membri che hanno accettato di partecipare al progetto continuano ad applicare criteri molto restrittivi alla selezione dei candidati alla ricollocazione nel loro territorio. Dal canto loro, molti potenziali beneficiari del progetto decidono poi di rinunciare, a causa della percezione che hanno circa le reali opportunità di integrazione nei Paesi di ricollocazione.

Anche nel campo dell’asilo, la relazione dà grande rilevanza alla “dimensione esterna”, declinandola in termini di solidarietà verso i Paesi terzi
La Commissione ribadisce infatti la necessità di una maggiore cooperazione con i Paesi terzi e individua come strumenti chiave i Programmi di Protezione Regionale (RPP) e il reinsediamento
Nella relazione si fa accenno ad un prossimo RPP in Medio Oriente, che dovrebbe avviarsi nel 2014 per far fronte alla situazione dei rifugiati siriani che si trovano nei Paesi confinanti. 
Quanto al reinsediamento, il rapporto ricorda come nel corso del 2012 sia stato raggiunto un accordo sulla creazione di un Programma Comune di Reinsediamento UE che prevede una serie di priorità comuni a livello europeo per il reinsediamento (che resta comunque sempre un atto volontario di ciascuno Stato). Su questo, rimandiamo al nostro precedente post.

In materia di minori non accompagnati, la Commissione ricorda come il suo documento di valutazione intermedia del Piano di Azione (2010-2014) sui minori non accompagnati abbia evidenziato la necessità di migliorare la raccolta di dati, di prevenire le migrazioni pericolose e la tratta, e di prevedere forme di accoglienza e garanzie procedurali per i minori. 


4) La risposta strategica dell’UE alle pressioni migratorie

L’UE, si legge in apertura di questo ultimo capitolo, ha come chiaro obiettivo quello di “prevenire e controllare le pressioni esercitate dall’immigrazione irregolare e  impedire un uso criminale delle rotte della migrazione legale. È questa la premessa indispensabile di una politica di migrazione legale e di mobilità che si voglia credibile”. 

Il capitolo prosegue poi elencando diversi obiettivi:
– continuare ad identificare e affrontare i punti di maggiore pressione migratoria (grazie alle analisi di Frontex);
– applicare i 13 accordi di riammissione siglati dall’UE e concluderne di nuovi (quello con la Turchia è in attesa della firma finale, ma il testo è già pronto);
– in materia di rimpatri, la Commissione evidenzia che il 52,1% di quelli compiuti nel 2012 erano volontari. L’uso di voli congiunti per il rimpatrio deve essere promosso così come devono essere rinforzate le garanzie procedurali, incluso il monitoraggio dei rimpatri forzati. Molto interessante: la Commissione proporrà – entro la fine dell’anno – possibili azioni per regolare la situazione degli stranieri espulsi ma che, di fatto, non possono essere rimpatriati (alcuni Stati prevedono infatti forme di regolarizzazione, a patto che gli interessati soddisfino alcuni requisiti).