Asilo ed accoglienza: dove abbiamo sbagliato? Don’t get angry, get active!
da Sabato 26 Ottobre 2019 – Bologna (Italy)
Il tema della migrazione è attualmente uno dei principali argomenti politici sia nelle narrative sia nelle azioni legislative che stanno producendo un restringimento dei diritti e, di fatto, lo smantellamento del sistema di accoglienza.
Questo processo avviene con un sostanziale consenso – o mancato dissenso – della maggioranza dell’opinione pubblica. Al di là dell’approccio dei governi e del legislatore – che non sono oggetto di questa iniziativa – a colpire qualunque operatore ed operatrice che si rivolga a sportelli, professionisti, cittadini comuni (inclusi spesso i propri familiari e amici) è l’evidente chiusura, quando non si tratta di un vero e proprio rigetto, di una parte consistente della popolazione nei confronti del tema dell’accoglienza.
D’altro canto, l’esperienza di questi anni di lavoro sul campo ha fatto emergere una serie di difficoltà e contraddizioni che hanno caratterizzato i diversi modelli di riferimento e le prassi operative. Inoltre, non si è consolidato un giudizio unanime sull’utilità ed adeguatezza degli interventi che si sono susseguiti.
Considerando che tra gli obiettivi prioritari dell’accoglienza vi erano quelli di facilitare l’inserimento positivo delle persone straniere nei tessuti sociali, aumentare la capacità interculturale della società e rafforzare la rete dei servizi a beneficio di tutta la cittadinanza, è evidente che qualcosa non abbia funzionato secondo le aspettative.
Questo insieme di elementi produce negli addetti ai lavori una molteplicità di reazioni emotive, ma con una proporzione crescente si percepiscono sentimenti quali rabbia, tristezza, senso di impotenza e di isolamento, con il rischio di comportare parallelamente un aumento di fenomeni quali burnout e demotivazione.
Abbiamo deciso di provare a capire quali sono stati i passaggi che hanno portato fuori rotta per individuare elementi teorici ed operativi che possano facilitare o generare cambiamenti nella situazione che stiamo attraversando.
Per farlo, vogliamo avviare un percorso condiviso che ci porti a fare emergere riflessioni e proposte che affiancate alle pratiche più efficaci che sono state individuate nel corso degli anni contribuiscano a dare strumenti ed aumentare il potere di trasformazione sociale. Non ignoriamo, naturalmente, il fatto che i numerosi episodi di “mala-accoglienza” – sprechi di denaro pubblico, pessime gestioni, carenza (o assenza) di servizi, ecc. – abbiano giocato un ruolo molto negativo nella creazione di questo clima. Tuttavia, ci sembra molto riduttivo e sbagliato circoscrivere il campo delle riflessioni a tali esempi palesemente viziati e fallimentari.
Come evidente fin dal titolo dell’iniziativa, riteniamo invece indispensabile mettere in discussione tutto quanto fatto finora, a partire da ciò che ci risulta più familiare e scontato, professionale e corretto. Questo non tanto nell’ottica di determinare delle responsabilità o delle colpe, quanto per aprire uno spazio dove cominciare ad immaginare alternative che non siano tali soltanto sulla carta, ma che risultino il più possibile concrete e perseguibili nel contesto attuale, se non addirittura riconducibili a pratiche che già esistono nei territori.
Come?
Vorremmo organizzare questo percorso in due momenti di scambio, entrambi da realizzare a Bologna.
Nel primo incontro, che si terrà sabato 26 ottobre 2019 in luogo da definire a Bologna, vorremmo organizzare cinque workshop paralleli sulle tematiche generali definite, in maniera volutamente provocatoria, qui sotto. L’obiettivo di ogni workshop, che sarà composto da un numero ristretto di partecipanti (circa 15) e gestito in maniera attiva e laboratoriale, sarà quello di raccogliere riflessioni e stimolare il dibattito sulla tematica di riferimento, al fine di elaborare una proposta di call for interventions/papers per il secondo evento, che sarà nella forma di un convegno da organizzarsi a gennaio 2020.
Le tematiche che ci piacerebbe affrontare sono le seguenti:
Workshop 1: Analisi del campo di forze
Qual è il cambiamento a cui possiamo realisticamente puntare? Quali sono le forze in campo (individui, gruppi, atteggiamenti, valori, tradizioni, pressione sociale, energie e debolezze personali, comunicazioni ed informazioni, tempo, denaro, geografia) che intervengono favorendo od ostacolando questo cambiamento?
L’analisi del campo di forze è un gioco/esercizio nel quale si cercherà innanzitutto di definire in maniera collettiva il cambiamento a cui poter puntare, nel tentativo di limitare la frammentazione delle prospettive e di individuare al tempo stesso visioni organiche in cui unire le diverse parti in un piano collettivo. In seguito, attraverso una modalità guidata, cercheremo di individuare in maniera sistematica le varie “forze” che potranno agire a favore o contro il cambiamento che si desidera ottenere.
Workshop 2: Ce la siamo raccontata?
Quali narrazioni, supposizioni e convincimenti emergono dall’esperienza che abbiamo realmente avuto? In che misura somigliano/differiscono dai discorsi mainstream o possono avere contribuito alla costruzione di retoriche controproducenti.
Obiettivo del workshop è mettere in discussione parole e concetti che vengono da anni di pratiche e che utilizziamo in modo automatico. Che senso ha oggi parlare di integrazione nei progetti di accoglienza? Che cosa fa un operatore sociale? Cos’è un’iniziativa di sensibilizzazione? Che senso ha parlare di rifugiati e migranti economici?
Ci proponiamo di esplorare nuove forme per conoscere e riconoscere il fenomeno delle migrazioni e, in maniera complementare, il ruolo ed i discorsi di chi attorno a questo fenomeno si muove ed interagisce.
Workshop 3: È giusta l’accoglienza?
Parallelamente all’incremento degli arrivi a partire dal 2011-12 e fino a buona parte del 2017, abbiamo assistito a una crescita importante della spesa pubblica per l’accoglienza. Questo è accaduto in un contesto segnato da una lunga crisi economica, in cui altre voci di spesa pubblica, nei servizi dedicati ad altri bisogni, andavano riducendosi o certamente non aumentando in maniera comparabile. Questi processi possono, almeno in parte, spiegare l’odierna ostilità verso il sistema di accoglienza, verso chi opera nel settore e nei confronti di richiedenti e titolari di protezione?
Partendo da un recupero dell’esperienza degli anni recenti e mettendola a confronto con pratiche di altri Paesi, cercheremo di formulare ipotesi orientate ad un modello di intervento che si misuri innanzitutto con il benessere complessivo delle comunità di riferimento, all’interno del quale situare anche il concreto
raggiungimento di autonomia ed emancipazione degli accolti, ripensando all’uso delle risorse, alle priorità, alle strategie ed individuando modalità organiche e proporzionate in relazione al sistema di welfare generale.
Workshop 4: Esiste inclusione senza “conflitto”?
Specialmente negli ultimi anni, nei variegati territori dove insistevano attività di accoglienza, abbiamo in certi casi assistito all’arrivo – spesso improvviso – di persone con stili di vita, credi religiosi, colore della pelle, età media, numero di figli, ecc., molto lontani da quelli della popolazione di riferimento (italiani e stranieri di più lungo “corso”). Quanto il nostro inseguire forme di coabitazione e incontro rassicuranti ha generato forme di interazione superficiali tra noi e nuovi arrivati? Quante volte, per molte comprensibili ragioni, abbiamo messo sotto il tappeto talune problematiche derivanti dall’incontro con la diversità?
Obiettivo del workshop è individuare quali ruoli e funzioni hanno i “conflitti” nella formazione ed esistenza di realtà multiculturali. Si esploreranno, quindi, le eventuali necessità di questi passaggi di incontro/scontro e le modalità in cui la diversità possa essere valorizzata con un’adeguata capacità di gestione di tali passaggi, anche attraverso strumenti che consentano di non ignorarne i potenziali rischi.
Workshop 5: Sistema europeo comune di asilo: chi l’ha visto?
A vent’anni dal Consiglio europeo di Tampere, in cui gli allora capi di stato e di governo fissarono l’obiettivo di un sistema comune in materia di asilo – nonostante una prolifica produzione legislativa a livello europeo ed un conseguente oggettivo avvicinarsi delle normative nazionali, almeno sulla carta – non si può certo dire che il lavoro sia terminato. Il significato stesso di un sistema europeo comune non appare chiaro in presenza di sistemi nazionali spesso molto diversi in materia di assistenza sociale, sanitaria, politiche attive del lavoro, ecc., per non parlare delle enormi differenze esistenti fra le economie dei vari stati membri. Che ripercussioni ha avuto tutto questo nel nostro lavoro? Quali spunti di riflessione e indicazioni ne possiamo trarre per il futuro?
Consapevoli che un’ampiezza eccessiva dei temi comprometta l’efficacia di un workshop, l’obiettivo di quest’ultimo laboratorio sarà organizzare un’interfaccia sintetica, un repertorio di riflessioni e proposte, che non vadano ad esaurire gli aspetti specifici ma costituiscano un sapere di confine tra le competenze tecniche e la realtà contestuale in cui queste agiscono.
Come partecipare ad uno dei workshop preparatori del 26 ottobre 2019?
I posti per il primo evento sono limitati.
Per partecipare ad uno dei workshop, vi chiediamo di inviare, all’indirizzo formazione@asiloineuropa.it ed entro il 25 settembre 2019, una breve (4-5 righe massimo) descrizione della questione di cui volete discutere, specificando il workshop al quale intendete partecipare.
Le proposte che ci sembreranno più in linea con le tematiche dei workshop verranno accettate e verrà chiesto ai proponenti di preparare un breve contributo per facilitare i lavori comuni durante la giornata del workshop.
Nel corso del workshop, in funzione anche del tipo di contributi che ci perverranno, definiremo meglio le modalità di organizzazione della giornata. Ricordiamo che l’obiettivo di questo primo incontro sarà la definizione dei temi e della struttura del secondo evento previsto per gennaio 2020, in cui potranno partecipare tutti gli interessati (capienza permettendo!).